Oltre l’infinita libido della negazione come oggetto di opposizione al dolore a cui il tempo non rimargina i solchi scavati ai lati delle pupille che nere carbone hanno scritto la parole oblio sul muro del carcere ove risiese il ricordo che furioso, scalpita esigendo il suo pasto, che, freddo e marcio, viene servito dalla strega della luna oscura, ovvero la donna che pose la sua ombra dietro i raggi della sorella, incatenata al sole per amore e bisogno e che acceccata lo riflette all’uomo ignaro, con la penna in mano, ispirando in lui furore e odio, terribile disgrazia al suo sangue al suo dolore che non offre, perchè vuol che ogni sua stilla, ogni singola ferita, sia descritta sulla carta come se fosse vita, e si diffonda nel lettore con ardore, con paura, con terribile sventura oltre il confine che reale appare, oltre il mare, oltre il sale, oltre il dono di volare, oltre bere o mangiare e ogni bisogno materiale, oltre il sogno e i mondi strani, oltre il buio del domani, oltre il sangue, sudore e lacrime, oltre ogni sua parte umana, oltre il calore e la natura, oltre e oltre ancora, solo la, ancora oltre, vi farà trovar la cura.