Al ventisettesimo un pausa. E uno sguardo indietro.

Fili
Lenti e inesorabili
corrono
e in aria vibrano
Cerco anch’io un dove
un perché un come
Gesti, quanti
Pensieri, tanti
Il sogno è fuori
e dentro pianti

tutto ciò che ho
adesso è pensarti
uccidere il ricordo
amaramente
sordo

brillo
correvo cieco
zoppo
le strade s inseguivano
anch’esse fili
sotto di tutto il nulla
provare adesso
sarebbe facile
sarebbe futile
sarebbe niente

Questa
è una poesia che ho scritto molto tempo fa, è molto strana e come
sempre sembrerà senza significato… ma io ci sono molto legato …
questo commento sarà un lungo revival di cose che ho scritto da qui a molti anni a questa parte, perdonatemi la lunghezza. ma è il mio blog e non devo niente a nessuno.


la guerra di piero (krio’s modified)

spara piero spara
diceva il comandante
dietro la trincea
spara piero spara
guardavi il soldato
dietro la collina

piero aveva un sogno
per quanto potesse sognare
lui non voleva vedere
il suo fiume sanguinare

ma al dovere era ligio
e l’inverno correva
e così piero andò triste
verso la primavera

spara piero spara
diceva il comandante
dietro la trincea
spara piero spara
e tu guardavi il soldato
dietro la collina


così mentre fuggivi
da tante false speranze
in un  giorno di maggio
ti ritrovasti sul fronte

e con l’animo in spalla
vedesti al fine quell’uomo
in tutto come te
ma di un altro colore

spara piero spara
prenderò bene la mira
lo prenderò sul cuore
spara piero spara
e lo vedrò come neve
sciogliersi all’ombra del sole

ma piero lo vede
in fondo agli occhi e nel cuore
mentre quello si volta
lo vede fermo e ha paura

e con il fermo fucile
mirando veloce e di getto
a piero dritto prende
con un colpo nel petto

spara piero spara
diceva il comandante
dietro la trincea
spara piero spara
mentre guardavi il soldato
dietro la collina

e solo il grano di maggio
ora sentiva il coraggio
mentre quel tuo fucile
fu solo il tuo morire

giammai dimenticato
in quel campo di sangue
la tua tomba fu all’ombra
di  papaveri rossi

ma ora piero non spara
sente solo le urla
dei compagni caduti
no piero non spara
e quella triste storia
non avrà pace alcuna

PERDONAMI  FABBRIZIO DE ANDRE’…


What I want

What I want I wish
And all what I think
What I’ve felt in a past
Will never be lost

The time I’ve spent
To reach like I am
It’s a sort of storm
And in confusion I’m drawn

All the people I met
Now talk in my mind
But I don’t understand
It is bad or right

All the people I met
Now talk in my mind
Then I don’t understand
I am bad or right


So the answer I look for
From my blood to my bone
Or by the way I’ll try
And now I’ll be lost

Cause the time for my self
Have finished much time ago
And there is no cure
It’s all what I want

 


SENSI LIBERI
 
Sogno una vita confortevole
Facile – immune da fragilità
Sogno di vivere sdraiato
Sotto un cielo illuminato
Caldo               e il buio
Non farà paura
Rimarrò tentato e sedotto
Libero da ostacoli
Fuori dai principi
Della relatività
Sentirò profumi – umori
Nel bianco più assoluto
Navigherò – e mi farò cullare

Rit :
portami
lontano dal reale
iniettami
sostanze per viaggiare
proverò
come un brivido mostruoso
volerò
e mi lascerò andare

Cerco una guida semplicistica
Amica – che non mi farà del male
Cerco un’ amore più banale
Che mi renda più normale
Cieco                e il buio
Non farà paura
Resterò a guardare-e sorridere
Libero da ostacoli
Senza impedimenti
Non saprò scappare
Avvertirò tremori – piaceri
Nel bianco più assoluto
Respirerò – ma senza riprovare

Rit :
portami
lontano dal reale
iniettami
sostanze per viaggiare
proverò
come un brivido mostruoso
volerò
e mi lascerò andare

Sogno una cupola di vetro
Fragile – come libertà
Sogno una vista panoramica
Slegata dalla logica
Il cielo            e il buio
Non farà paura
Rimarrò incantato e amato
Libero da ostacoli
Tra spazi sconfinati
Ma non saprò guardare
Capirò l’odore – il sapore
Nel bianco più assoluto
Mi illuderò – ma senza ritornare

Libero
Come facoltà di andare
Libero
Ma non saprò scappare

Rit :
portami
lontano dal reale
iniettami
sostanze per viaggiare
proverò
come un brivido mostruoso
volerò
e mi lascerò andare

libero

di andare

libero
ma non saprò scappare

 


 

lo sbaglio indietro col destino

quella sera fu il tramonto
un altro taglio inflitto
un cuore adesso infranto
e un altro per lui triste
sospesi nel tempo di un attimo
in quell’ultimo abbraccio
un ultimo sogno
in quell’ultimo sguardo
l’ennesimo ghiaccio
come una lama che entrava
il petto squarciato
e il dolore che moriva
e ogni singolo fiato
che lento lo uccideva
avvelenato dal suo volto
dall’odore del suo cuore
e ogni attimo così riviveva
e ogni attimo poi lui moriva

la inseguì per le strade
cercando un motivo
ma l’ombra che inseguiva
non era il suo destino
ma uno stupido fantasma
nella sua mente incupito
che gli rubava il cuore
e divorava impietrito
e dopo nel suo dolore
svenne tra le sue braccia ,
ogni pensiero buio
e la sua bocca smarrita

il suo abbraccio finalmente
era la prima primavera
e quella notte tra le stelle
i due cuori che si univano
una storia che nasceva
e un’amicizia che moriva
ma il suo cuore era debole
ed ebbe troppa paura
e tra i due miseri sguardi
che si squagliavano in neve
in una strada che piangeva
la abbandonò ancora

fu una notte lunga
la più bella di tutte
tradito il cuore di un amico
e non avrebbe voluto
ma un altro al suo credeva
ora per sempre legato.
fu una singola notte
ma dopo solo silenzio
un avventura strana
nata e morta nel cemento
in una notte di pioggia
nell’ultimo giorno di inverno

e così per sempre lui
ritornerà indietro
maledicendo il giorno
in cui ne fu rapito
per sempre alla ricerca
del suo addio definitivo
vivendo alla rovescia
l’addio col suo destino


 

Sci per parole
 
E
le parole scorrono lisce come fiumi di olio che lenti e inesorabili si
trovano la strada risplendendo del giallo aureo proprio del sole .
Fiacchi
pensieri in contrasto tra di loro in questa tarda ora si accavallano.
Talvolta qualcosa esce fuori, vuole emergere ma non riesco ad
esprimerla e comunque mi turba la non soluzione che avrei comunque
trovato … ecco ora.
È
la disperazione tipica dello scrittore . perché lo scrittore soffre e
scrivendo scrive della propria sofferenza. La vuole comunicare a tutti
e mostrarla come esempio da imitare.
La sofferenza.
È questo ciò che ci è rimasto dal mondo oggi giorno.
Vane
illusioni, atipiche speranze , sconforti , lamenti , desideri,
stronzate essenzialmente, ma che in questo flusso vi si ritrovano a
pennello. Ma solo qui.
Perché poi nella realtà tutto questo non accade . non deve accadere… guai accadesse, la rivoluzione.
E
poi non ci vuole mica tanto , guarda è proprio li dietro l’angolo . ma
in fondo io ti parlo e non mi ascolti, e gia lo so. Quelle parole, sono
scivolate su di te come olio, che tuttavia brilla ramato al tramonto.
 


 

 
E
sogno o son desto ? perché se son desto io credo che stia sognando, e
ciò mi turba. Ciò mi turba a tal punto, in maniera talmente
determinante che non farò niente per non provocarmi. Un risveglio
brusco può essere pericoloso… si dice vi si possa morire.
Ma io intanto vivo.
 
 


 

Libero
nell’aria assaporo il gusto della vita. Il risveglio è dolce qui, gli
uccelli cantano, i ruscelli mormorano tra di loro. Il vento osserva e
riferisce, gli alberi mi soprassiedono, il tempo mi guarda le spalle ,
costantemente, credo che non sono solo, è per questo che cerco una via
di fuga. Lontano dove il tempo non è più. E io ?
 


 

Finisce
qui. ci sarebbe molto altro da dire e da scrivere, ma ho preferito
lasciare tutto nudo e crudo.perchè questi sono indelebili ricordi di un
passato vicino e più o meno lontano.Ma di un passato che va ricordato
così senza parole sopra. Guardando un tramonto o passando da una
vecchia strada perchè non c’è commento migliore di quello

A presto.

 

 

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