Cari vecchi, poeti estinti dei tempi andati,
quando le bufere erano ancora fredde e ostili,
così voi le vedevate e così potevate ritrarle,
di vento, acqua e fango soltanto.
Noi poveri, piccoli poeti di occhi mutilati,
siamo rimasti cechi ai nuovi segni del tempo,
che mostra toni pacati e alcuna apparente violenza,
a miei piedi comunque bagnati.
Immobile a questo invisibile vento quindi resto,
illudendomi nell’inerzia della mia quieta stasi,
tra la bufera e la mia stentata ostentata necessità
sul precipizio della sanità mentale
dove ogni realtà risulta invisibile
quando le bufere erano ancora fredde e ostili,
così voi le vedevate e così potevate ritrarle,
di vento, acqua e fango soltanto.
Noi poveri, piccoli poeti di occhi mutilati,
siamo rimasti cechi ai nuovi segni del tempo,
che mostra toni pacati e alcuna apparente violenza,
a miei piedi comunque bagnati.
Immobile a questo invisibile vento quindi resto,
illudendomi nell’inerzia della mia quieta stasi,
tra la bufera e la mia stentata ostentata necessità
sul precipizio della sanità mentale
dove ogni realtà risulta invisibile
Qualche giro fa vedevo la tempesta e i pezzi cadere e l\’armadio vuoto perchè tutto è in terra o in fiamme ma certe volte un interruttore perso ha fatto fare strade panoramiche a queste ossa buttate nella nuvola ormai piena che col sereno pioveva sale e solo nella tempesta sorride e si diverte fra le fiamme e i frammenti di cranio a centimetri zero. Ci becchiamo.